Valeria Mancini

Scrive da quando è bambina, tra storielle di animali parlanti, composizioni scolastiche sull'arrivo della primavera, accompagnata da una lucertolina che usciva dalla crepa di un muro assolato, poesie sul riflesso del sole su un filo di ragnatela in cui dondolava, sospeso un ago di pino.
Ma il suo incontro consapevole con la scrittura nasce ad Avignone, durante il festival del teatro, quando Valeria ha 16 anni. Sulla strada verso uno spettacolo di J.P. Sartre (HUis Clos) mimi infarinati, mangiatori di fuoco e saltimbanchi la circondano, la assorbono col loro mondo colorato. Nasce così la sua prima poesia matura.
Essere una scrittrice per lei significa avere la possibilità di dare voce a chi non ne ha, di raccontare storie e conservare memorie. Esigente con se stessa, è spesso insoddisfatta di ciò che scrive, in un continuo riscrivere e limare.


 

Storie di donne

Valeria Mancini intervistata dal magazine Gatte Vicentine
 
 

Di film, libri e musica...

La mia Africa, di S. Pollack

Venivamo tutte per mare

di J. Otsuka

L'Orlando furioso

di L. Ariosto

badante [ba-dàn-te] agg. Che bada, che sta attento, sorvegliante; s.m. e f. Chi, per professione, accudisce persone anziane.
Sì, ma dietro, dentro, cosa c’è?
Le badanti quasi sempre sono donne. Emigrate da sole dall’America Latina, dal Corno d’Africa, dal sud-est asiatico, spesso dall’est Europa.
In Italia arrivano per ricominciare e trovano un mondo altro, che parla una lingua difficile, mangia in modo strano, veste differentemente.
Trovano anziani bisognosi di cui occuparsi. Trovano mura che le rassicurano ma che possono diventare prigioni fino a farle ammalare. Una forma di depressione che ha preso il nome di “Sindrome Italia”.
Valeria Mancini queste donne le ha incontrate. Per un anno ne ha raccolto le voci.
Scavalcando gli stereotipi che spesso vengono cuciti loro addosso, ne ha ascoltato le storie, le emozioni, i pensieri e le fatiche.
E ce le ha restituite, incastonate in quadretti che sono come incontri, preziosi. Dove si mescolano i mondi, i tempi, le lingue, si sfiorano mani velate di vene azzurrine e altre di unghie dipinte, si fondono i profumi, che pare davvero di sentirli: il basilico annaffiato ogni mattina, i pomodori maturi, i biscotti al sesamo, e l’acetosella, gli asparagi selvatici. A far da sottofondo canti che ricordano casa, e che fanno lo stesso effetto di dirsi: alcune donne hanno pianto, altre hanno riso. Dalle loro parole è nato questo libro di racconti.