Quando piante e fiori raccontano...

278298435_5036088593171822_7271312831385603980_njpgAnche piante e fiori possono diventare straordinari narratori, e raccontarci di storie e di Storia.
Proviamo a condividerne qualcuna, dopo la nostra camminata botanica del 10 aprile in Valrovina, frazione di Bassano del Grappa (Vi).
Si tratta di fiori e alberi che è molto facile trovare in una passeggiata in natura anche semplice.

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Ajuga reptans o Iva comune o Erba di S.Lorenzo.
Il nome deriva forse dal latino a-jugum, cioè "senza giogo" in riferimento all'assenza del labbro superiore nella corolla, a differenza di altri fiori appartenenti allo stesso genere.
Ma l'etimologia è comunque varia e controversa: Plinio ipotizzava ad esempio che potesse essere una corruzione del vocabolo abigo, "io espello" e richiamerebbe in questo senso le proprietà curative della pianta, che in medicina popolare era impiegata soprattutto per combattere le intossicazioni del fegato, ma ha in generale virtù antinfiammatorie e astringenti.


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Il Lamium purpureumfalsa ortica purpurea deriverebbe il proprio nome dal greco laimos,  "fauci – gola”, ma potrebbe far riferimento anche a una mitologica Lamia che, amata da Zeus, vide morire i propri figli per mano della gelosa Era (consorte ufficiale del dio). Per questo Lamia  impazzì di dolore e, non tollerando la vista delle altre madri con la propria prole, si tramutò in un mostro che divorava i neonati.
Per questo motivo le mamme greche, per far star buoni i loro bambini, paventavano l'arrivo di questo demone, capace di ingoiarli, proprio come il fiore di questa pianta sembra fare con il bombo impollinatore che vi entra in cerca del nettare.
Il riferimento alla gola rimane comunque anche per le proprietà curative della pianta, i cui fiori in infuso possono alleviare le affezioni delle vie respiratorie.


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Euphorbia. Il nome di questo genere di piante, che conta oltre 1700 specie diverse, pare essere legato a quello di Éuphorbos, medico personale di Giuba II di Mauretania. Sembra che siano stati i due a scoprire questa pianta, che ispirò in seguito diversi medici greci.
Questo tipo di vegetali produce infatti un succo latteo caustico e velenoso (si veda la foto successiva) ampiamente utilizzato nella medicina del tempo.
Giuba II, ancora bambino, venne portato a Roma, quando la Numidia, su cui aveva regnato il padre, divenne provincia romana. A Roma ricevette la medesima educazione dei figli dell'aristocrazia romana e conobbe e sposò Cleopatra Selene, figlia di Cleopatra e Marco Antonio.
Quando nel 25 a.C., Augusto restaurò il regno di Numidia (per la precisione solo la parte più occidentale) e vi annesse i territori della Mauretania, Giuba II e sua moglie ne divennero sovrani.
Giuba fu noto come grande erudita, artista, letterato e autore di numerosi trattati di letteratura, pittura, teatro, Storia e medicina.

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Il ginestrino o Lotus corniculatus simboleggia, nel linguaggio dei fiori, timidezza e vergogna e per questo viene donato all’amata ritrosa.
Tuttavia, attenzione, perché contiene piccole quantità di cianuro!
Una leggenda irlandese narra che un giorno San Patrizio volesse illustrare ai Celti il concetto della trinità. La maggior parte delle versioni della leggenda racconta che lo fece cogliendo dal prato un trifoglio, che aveva una foglia sola sebbene suddivisa in tre.
Ma ci sono anche ipotesi che possa aver utilizzato il ginestrino.


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Il Ruscus aculeatus è più comunemente noto come Pungitopo proprio perché, grazie alle sue "foglie", puntute e taglienti, anticamente venivano messo attorno alle provviste, per salvaguardarle dai roditori.
A proposito, quelle pungenti e visibili non sono in realtà foglie, ma cladodi, ovvero rami, che si sono modificati, allargati e appiattiti nell'evoluzione, e hanno assunto l’aspetto e la funzione di una foglia, svolgendo anche la fotosintesi clorofilliana. Le vere foglie del pungitopo sono piccole squamette poco visibili alla diramazione dei rami.
Un'altra curiosità: i semi del pungitopo, opportunamente tostati, venivano un tempo impiegati come sostituti del caffè.


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La Pervinca è considerata una pianta tossica per il suo contenuto in vincristina, che ha però un utilizzo come antitumorale.
Nel medioevo era utilizzata tradizionalmente come ingrediente dei filtri d'amore.
Nell'antichità evocava la presenza della Grande Madre (come spesso i fiori a 5 petali). Considerata erba sacra a Venere, si pensava che se mangiata dagli sposi avrebbe rafforzato il loro legame. Rappresenta però anche, con la sua tendenza a espandersi ampiamente, l'invadenza e la gelosia.
Era un fiore legato anche all'immortalità e all'aldilà: si donava ai condannati a morte e se ne deponevano intrecci a ghirlanda sulle sepolture dei bambini defunti.


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La polmonaria (Pulmonaria officinalis) deriva il proprio nome dal latino pulmo, "polmone", per la forma delle foglie macchiate di bianco che ne ricorda l'anatomia. Per questo motivo anticamente veniva utilizzata come cura delle affezioni respiratorie.


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Con il legno di carpino, fin dai tempi antichi si sono fabbricate abitazioni, templi e carri. Per questo motivo è stato sempre visto come un legno di grande utilità. Infatti il suo nome deriva dall’unione della radice kar, “essere duro” e da pinus, un legno insomma forte e resistente.
Secondo una leggenda, Astolfo, re dei Longobardi, che era solito andare a caccia con il proprio amato falcone, un giorno ne perse le tracce nel fitto bosco. Non trovandolo, nonostante una disperata ricerca, fece un voto: se lo avesse ritrovato avrebbe fondato una città e una chiesa dedicata alla Madonna. Dopo qualche tempo, vide il falcone, appollaiato sul ramo di un carpino. Il re decise quindi che avrebbe chiamato la città Carpi, e lì avrebbe costruito la pieve di Santa Maria in Arce.


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Fiore di ciliegio.
Sul ciliegio vi sono miti in quasi tutto il mondo, spesso legati all'amore e agli innamorati. Questo pare dipendere dal fatto che, talvolta, una piccola malformazione dei frutti può farne apparire la forma simile a un cuore, invece che sferica.
Plinio il Vecchio racconta che il Prunus Cerasus venne portato portato a Roma nel 73 a.C. da Lucio Licinio Lucullo, che era console nell'attuale Turchia dove il ciliegio veniva coltivato (in particolare il nome potrebbe derivare dalla città di Cerasunte sul Mar Nero).
In effetti, semi di specie di ciliegie sono stati trovati in siti archeologici romani di tutta Europa.
Ma c'è anche chi ipotizza il ritrovamento di semi di alcune specie di ciliegio già nelle culture terramaricole del Nord Italia, ascrivibili al 1500-1100 a.C.
In Francia nel secolo XVII alcuni regolamenti obbligavano a rispettare il ciliegio selvatico, affinché i poveri potessero mangiarne i frutti. Era vietato distruggerli e perfino arrampicarvisi.


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Castagno secolare accanto alla Via Armentaria Romana.
La selezione del castagno da frutto dalla specie selvatica si deve ai Romani, che provvidero a diffonderlo di pari passo alle loro conquiste.
Il castagno è stato a lungo un importante fondamento dell'economia montana, sia come fonte alimentare sia per il legname.


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Gleditsia triacanthos, meglio noto come Spino di Giuda (o Spinacristi)
L'epiteto triacanthos vuol dire "a tre spine" e si riferisce alla tipica ramificazione delle spine.
Il riferimento del nome popolare è alla corona di spine, usata durante la Passione di Gesù, secondo il racconto dei Vangeli.
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