Il libro è quella cosa che...

Se dovessi spiegare a chi non ha mai visto un libro, né sa cosa si possa fare con esso
o a cosa giovi, si potrebbe cominciare a descriverlo in quanto oggetto.
Il libro è una cosa rettangolare o quadrata, un volume (altro termine idoneo a designarlo) che può aprirsi molte volte, tante quante le pagine che lo compongono.
Le pagine, numerose e sottili come foglie (originate da fogli) costruiscono il libro, nel momento in cui dopo la stampa, tali fogli si piegano, si tagliano e si cuciono nell’atto della rilegatura. Un libro infatti, si cuce come un abito (da ciò deriva anche l’eventualità peregrina di farci abitare nel mondo di un libro). Cucendosi un libro, cuce anche le parole che lo riguardano e siccome le parole di un libro servono a inventare delle storie, anche le storie finiscono con l’essere cucite in modo da non far scappare più (e in nessun punto) la fantasia.
Il libro è una cosa che si tiene in mano. È una cosa che stabilisce, con la mano che lo regge, un contatto intimo che sa tanto di carezza. Proprio così… a volte basta una carezza a voltare la pagina di un libro. La prima di queste, ad esempio, quella ancora bianca posta subito dopo la copertina. Copertina… parola di spessore che in un certo senso, copre il suddetto libro accucciandolo per bene.
Dopo aver accarezzato la prima pagina, la mano si affeziona all’oggetto e sente la voglia di dispensare ulteriori carezze. Scopre così i caratteri tipografici: lettere soggette a vari umori. Caratteri di tristezza, allegria, paura, stupore. Sai che ti voglio bene, signor libro? Confida teneramente la mano. Quasi quasi e in gran segreto ti leggo. Saremo amici e chissà… anche amanti. In questo caso un libro fatto di fogli, si sfoglia. Sfogliare un libro è un po’ come spogliarlo. Un libro infatti è una cosa nuda perché nude sono tutte le parole quando raccontano senza inganno la vita.
Se si sfoglia in fretta un libro, si può anche produrre un leggero venticello: i fogli sfogliati… foglieranno di continuo.
Per rispettare la naturale la lettura, si può provare a poggiare questo nostro libro sopra un prato. Può accadere allora che arrivi il vento e che sia quest’ultimo a far frullare le pagine come ali di libellule. Leggere un libro in tale circostanza è pressoché impossibile. Il vento potrebbe anche aumentare, fino al punto da spingere il libro a librarsi nell’aria e a volare sulla spinta delle
proprie pagine. A pensarci bene, qualunque libro schiuso si presta ad essere alato. Resta solo da chiedersi se in tale ascesa sia realmente il libro a volare o magari sia chi lo legge a sospendere se stesso dalla terra. Un libro dunque vola o siamo noi che voliamo con un libro?
Un libro è sì quella cosa che si tiene in mano, ma è anche quella cosa che si può appoggiare aperto sul viso, se ci si vuole appisolare, nonché riparare dalla luce del sole distesi alla frescura di un tiglio. L’ideale posizione scelta favorirebbe la duplice azione di respirare e odorare le pagine di quel libro. Un libro profuma di buono, l’odore della carta è dolce e sa di mollica di pane.
A proposito di pane…
Un libro è quella cosa che porta nutrimento a chi lo legge, perché le storie hanno tutte un sapore. Se sono ben preparate, un buon libro si divora. Per produrre simile nutrimento, un libro ha bisogno di una giusta ispirazione (l’equivalente rimedio per il quale un campo richiede concimazione). Infatti, più ci si ispira durante la scrittura, più il libro aspira ad essere aspirato e letto tutto d’un fiato.
Un libro è quella cosa che immette nel pensiero altri pensieri. I pensieri che inventano pensieri fanno crescere la forza della creatività, una forza si dice, più potente della gravità. Questo forse non è del tutto provato scientificamente ma di sicuro umanamente. Se la gravità ci rende tutti pesanti, la creatività ci fa leggeri, più leggeri delle nuvole.
Un libro allora è quella cosa che… serve all’impossibile.

(Lina Maria Ugolini, 6 maggio 2016)